Politici e cantanti, alla gogna tutti quanti
Osservando questo bizzarro fenomeno, abbiamo notato come il Festival condensi, in pochi giorni di sbadigliante rassegna, una serie di valori non dissimili dalla situazione politica attuale.
Il Festival di Sanremo insomma, non è così differente dalla carrozzone della politica italiana.
Ad esempio, il Festival di Sanremo non è minimamente rappresentativo della musica italiana.
A loro volta i nostri politici non rappresentano minimamente la gente, i problemi e la quotidianità delle persone.
E così avanti.
Il Festival di Sanremo ci viene proposto come l’unica alternativa possibile, la sola vera e garantita musica italiana.
Nel festival di Sanremo ci sono le stesse solite facce (da culo, oltretutto) da oltre quarant'anni.
Il Festival di Sanremo, soprattutto in questa baudesca e furbetta edizione, vuole accontentare tutti, e pesca un po’ qua e un po’ là. Piace ai giovinastri perché ci sono Frenchiaienergi, Macsgazzè e Itiromancino. Piace al vecchiume perché ci sono Totocutugno e Littoltoni. Piace alle ragazzine strappacapelli perché ci sono i Finlei e Pablo Meneguzzo, piace a sanremofili perché ci sono Tatangelo, Zarrillo e Minghi, e così via, come nel più totale “acchiappa acchiappa” elettorale.
Ma soprattutto, ci sono le canzoni.
E’ormai consuetudine che ogni partito ne abbia una. D’altra parte noi italiani prendiamo sempre il peggio dagli altri popoli del mondo. Potevamo farci mancare questa terrificante tecnica di propaganda?
Canzoni, o veri e propri inni.
Precursore e già avanti coi tempi, tempo addietro una celebre aria rinnovò il modo di fare politica in Italia. Il suo agghiacciante ritornello è già da tempo stato consegnato alla storia.
E come dimenticare il travolgente inno di un movimento chiave nello scacchiere politico, che incalzando l’ascoltatore con ritmi all’avanguardia, ha convinto alla devozione schiere di elettori, come il più invincibile dei supereroi?
Oggi che la sfida è tra Pd e Pdl (fra l'altro Berlusconi sarà senz’altro entusiasta di sapere che digitando “pdl” su google, il primo risultato fa riferimento al partito comunista ticinese).
Un po’ come le sigle dei partiti, i programmi dei due schieramenti sono molto simili.
Così, per fugare ogni dubbio in cabina elettorale, il Pellicano propone di votare la canzone migliore.
Vincerà l’inno del Pd? O, ancora una volta, a spuntarla sarà quello del Pdl?
La vostra preferenza elettorale scrivetela nei commenti.
Chissà che non vinca anche il Festival di Sanremo.
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